I festeggiamenti in onore di Sant’Onofrio

dal 12 Giugno 2024 al 15 Giugno 2024

Dai bizantini ai giorni nostri

Cos'è

Santo patrono di Casalvecchio Siculo è l’eremita Onofrio. Il suo culto a Casalvecchio è molto antico, pur non essendoci date certe sulle sue origini, vi sono più che sufficienti indicazioni per affermare che esso risalga ai tempi in cui i monaci bizantini di rito greco si stabilirono in questa zona, edificando l’abbazia dedicata ai santi Pietro e Paolo, a valle del paese, sull’argine del torrente Agrò.

Il dies natalis del santo ricorre il 12 giugno, giorno in cui viene celebrato con delle solenni Sante Messe e la processione del mezzo busto ligneo, di fattura cinquecentesca, lungo la via principale del paese. L’immagine del Santo presenta le fattezze che rimandano chiaramente alla scelta di vita fatta da Onofrio, eremita del V sec. nel deserto della Tebaide: capelli e barba lungi, mani giunte e il cilicio attorno ai fianchi.

I festeggiamenti assumono un tono più solenne e, a tratti, folkloristico, durante la settimana che precede la seconda domenica di settembre. Detta festa nasce per volontà del popolo casalvetino come ringraziamento al santo patrono per aver scampato il paese dalla peste messinese del 1743. La settimana dei festeggiamenti è caratterizzata da numerosi momenti di aggregazione durante i quali si svolgono giochi popolari detti, nel gergo locale, musticheddhi, pignati e pateddi (gioco della pentolaccia): nella piazza della chiesa matrice vengono predisposte una serie di pentole in terracotta, contenenti ogni genere di sorprese, che a turno, giovani e meno giovani, rompono con l’ausilio di un grosso bastone di legno e con gli occhi bendati.

Il venerdì precedente la seconda domenica di settembre ha luogo la processione del mezzo busto ligneo che, attraversando le strade strette e impervie della parte sud del borgo collinare, raggiunge la contrada Pestarriu dove, secondo la tradizione, la peste si fermò, risparmiando la vita dei casalvetini. Qui venne costruita un’edicola votiva a perenne ricordo del miracolo, presso la quale si celebra la Santa Messa. Al termine della processione, giunti in chiesa Madre, ha luogo il momento più suggestivo e significativo della festa settembrina: il simulacro ligneo viene posto davanti la cappella che custodisce tutto l’anno la statua argentea del santo patrono, la quale, dopo la lettura del testo commemorativo del miracolo della peste, viene svelata tra le acclamazioni dei fedeli, in un clima di commozione generale. Questo “passaggio” dalla statua lignea, che verrà subito riposta sul tronetto dell’altare maggiore, a quella argentea, che rimarrà esposta fino alla domenica successiva alla festa, rimanda a quel voto fatto dai casalvetini proprio in occasione della scampata peste del 1743, che si rese concreto due anni dopo, nel 1745, (come riportato nell’iscrizione incisa sul basamento della statua), quando venne realizzato il prezioso simulacro. Il simulacro argenteo raffigura il santo, come quello ligneo, con barba e capelli lunghi, mani giunte e in più, essendo questo a misura d’uomo, presenta una fascia attorno ai fianchi, mentre gambe e piedi sono completamente nudi.

La sera della vigilia la storica banda cittadina, fondata negli anni sessanta del milleottocento, come omaggio alla memoria dei giovani casalvetini partiti al seguito di Garibaldi nell’aprile del 1860, offre il suo pregevole e melodioso concerto di musica classica. A conclusione del concerto sfila tra la gente u sciccareddhu, struttura in canne a forma di asino piena di fiaccole e piccoli fuochi d’artificio, suscitando allegria e scompiglio tra la gente.

Alle ore 14.00 della domenica, roboanti tamburi annunciano l’uscita, per le vie del borgo, del tradizionale camiddhu (cammello), maschera allegorica con la quale il popolo casalvetino celebra l’autonomia civile ottenuta dal vicino comune di Savoca nel 1793. Il borgo medievale di Savoca si trova adagiato tra due colline, che, viste dalla piazza della Matrice di Casalvecchio, appaiono proprio come le gobbe di un cammello. Pur non avendo nulla a che fare con la ricorrenza religiosa né con la vita del santo, la scelta di far sfilare questa curiosa maschera lignea nel giorno della festa è legata al fatto che in quella data in paese si trovano riunite tutte le famiglie, comprese quelle dei migranti.

Accanto alla maschera allegorica du camiddhu, salta e corre tra la gente u camiddaru, un uomo che indossa un pantalone di panno verde, una camicia bianca, un gilet rosso e porta tra le mani un bastone, ricavato da una pianta di ferula: rappresenta Casalvecchio che, soddisfatto dell’autonomia ottenuta, bastona il gibboso cammello e tutti coloro i quali si avvicinano per deriderlo.

Nella serata della domenica, al termine della Santa Messa solenne, viene portato in processione lungo tutte le vie del paese l’argenteo simulacro di Sant’Onofrio. La festa si conclude con lo sparo di copiosi fuochi d’artificio.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ESSENZIALE

  • Giuseppe Pitrè, Feste Patronali in Sicilia, Pedone Lauriel, Palermo1900;
  • Maria D’Amico, Vita di S. Onofrio re di Persia, glorioso patrono di Casalvecchio Siculo, Casalvecchio Siculo 1970, rist. 2020 a cura di G. Di Bella;
  • Mario D’Amico, Storia Arte Folklore di Casalvecchio Siculo, Casalvecchio Siculo 1971;
  • Mario D’Amico, Palachorìon. Storia di un paese della Valle d’Agrò, Giannotta Editore, Catania-Verona 1979;
  • Mario Sarica, Nofriu pilusu, il cammello e l’Uomo selvaggio, «Dialoghi Mediterranei» 16, 2015.
  • https://www.youtube.com/watch?v=oTwGocX6jDg

 

A chi è rivolto

a tutti i cittadini

Date e orari

12
Giu

00:00 - Inizio evento

15
Giu

00:00 - Fine evento

Per informazioni sul programma dettagliato degli appuntamenti religiosi e civili, consultare il programma nella sezione documenti.

Costi

0

Gratuito

Ultimo aggiornamento: 15/10/2024, 10:20